Acne e dieta: c'è un nesso?

Acne e dieta: c'è un nesso?

L’incubo di giovani, adolescenti (e non solo): l’acne.

Si scambiano ricette miracolose di creme, leggono blog, si affidano a tutorial online ed interpellano dermatologi, estetiste e nutrizionisti. Tutto, purché quei brutti segni sul viso svaniscano una volta per tutte.

Ne soffre una percentuale della popolazione giovanile che si aggira fra l’80 ed il 90%, con una maggiore incidenza nelle ragazze, specialmente quelle di età compresa fra i 13 ed i 15 anni. I soggetti di sesso maschile invece risultano maggiormente colpiti fra i 15 ed i 17 anni. [1]

Se n’è sempre parlato, ma recentemente è stato pubblicato un nuovo studio che indaga la dieta come fattore di rischio. Così ho deciso di dedicare uno spazio mirato a questo disturbo.

Abbiamo conosciuto l’«organo pelle» (link articolo), e imparato quali nutrienti sono importanti per mantenerlo in salute (link articolo).

Ma prima è bene ricordare che cos’è l’acne.

L’acne è una patologia cronico-infiammatoria del follicolo pilifero e delle ghiandole sebacee che tendono, in questa condizione, a funzionare più del normale provocando un aumento del grasso della pelle che determina una maggiore irritazione. Ad oggi la causa è sconosciuta, sebbene siano conosciuti alcuni fattori predisponenti. Un ruolo importante lo gioca un batterio, il Propionibacterium acnes: questo microrganismo popola normalmente la nostra pelle, senza causare infezioni ma, in soggetti predisposti, può indurre una risposta infiammatoria. [3] [4]

L’associazione fra questa malattia e l’alimentazione è molto controversa e dibattuta, perciò non ci sono risultati definitivi. Infatti, come già sostenuto in articoli precedenti, è difficile organizzare studi escludendo tutti i fattori confondenti, ovvero abitudini o caratteristiche personali che possano confondere i risultati della ricerca.

Vediamo ora cosa rivela lo studio pubblicato su JAMA Dermatology (Giugno 2020).[2]

In particolare, si tratta di uno studio che ha cercato di valutare l’associazione tra dieta e sviluppo di acne negli adulti. I ricercatori hanno sottoposto un questionario a 25000 soggetti con un’età media di 57 anni. I soggetti sono stati intervistati per raccogliere informazioni sulle loro abitudini dietetiche e sulle condizioni dell’acne. È emerso che l’acne colpisce maggiormente chi consuma più latte, bevande zuccherate, cioccolato e snacks con un contenuto elevato di grassi e zucchero.

E questo, in qualche modo, conferma ciò che abbiamo già detto in passato: una dieta ipocalorica a basso carico glicemico (in grado quindi di far alzare poco la glicemia) è in grado di ridurre il peso corporeo e i livelli circolanti di un ormone, l’insulina. L’insulina stimola la biodisponibilità degli ormoni androgeni e di IGF-1, i quali, combinati insieme e presenti in concentrazioni elevate, stimolano le ghiandole sebacee e la iperproduzione di sebo. Un’alimentazione poco equilibrata, ricca in zuccheri semplici e grassi, stimola dunque l’attività di alcuni ormoni che, agendo in sinergia, determinano condizioni favorevoli allo sviluppo dell’acne. [3] [4] [5]

Per seguire una dieta a basso carico glicemico è necessario innanzitutto limitare i dolci e le bevande zuccherate, proprio quegli alimenti che erano consumati frequentemente nei soggetti che riferivano di aver sofferto di acne. Una dieta equilibrata, basata sul modello mediterraneo, che permetta di controllare la glicemia e di mantenere un peso adeguato, è quindi importante per contrastare lo sviluppo dell’acne. [3] [4] [5]

Ci sono integratori efficaci?

La vitamina A rappresenta un valido sostituto dell’isotretinoina nella gestione dell’acne, in termini di efficacia e tassi di recidiva.

Vediamo prima cosa sia l’isotretinoin: è un farmaco derivato della vitamina A. Riduce la produzione di sebo della pelle e ne cambia la composizione. Inoltre, previene un’eccessiva cheratinizzazione della cute, evitando che i follicoli dei peli vengano bloccati. L’Isotretinoina può essere somministrata per via orale (in genere sotto forma di capsule) oppure, in casi meno gravi, per via topica (sotto forma di prodotti da applicare direttamente sulla pelle). Determina però alcuni effetti collaterali, ed è, peraltro, un teratogeno: è in grado di provocare malformazioni del feto. Non deve essere assunto durante la gravidanza, durante l’allattamento o se si sta cercando di avere un bambino.

Impiegare dunque la vitamina A può rappresentare una soluzione alternativa da valutare in determinait casi. Attenzione, però, alla tossicità, anche per il fatto che è disponibile anche come integratore e facilmente reperibile: va sempre impiegata in casi selezionati e con la dovuta informazione ai pazienti.

Ma oltre alla dieta è stata anche studiata e valutata l’assunzione di probiotici. Ma che cosa sono?

I probiotici sono microrganismi vivi che, dopo essere stati assunti per via orale, sono in grado di raggiungere l’intestino, moltiplicarsi ed esercitare un’azione positiva sulla nostra microflora intestinale [2]

Ma in che modo i probiotici, agendo nell’intestino, possono migliorare una malattia della pelle?

Per rispondere a questa domanda dobbiamo prima introdurre un nuovo concetto: il microbiota, (impropriamente definito «flora batterica intestinale») chiacchieratissimo, e sempre coinvolto nelle campagne pubblicitarie. Il nostro intestino è popolato da miliardi di microrganismi fra cui batteri, funghi, virus e protozoi che, insieme, agiscono come un vero e proprio organo. In particolare, possono ostacolare l’attacco di potenziali microrganismi patogeni (ovvero in grado di indurre malattie), possono sintetizzare vitamine (es. vitamina K e biotina) e altre sostanze per noi preziose, modulano il sistema immunitario, aiutano il transito intestinale e contribuiscono al processo digestivo.

Possiamo dunque supporre che un microbiota alterato possa gravare sulla nostra salute.
Recenti studi suggerisco un potenziale ruolo di mediatore del microbiota tra il sistema immunitario (e quindi l’infiammazione), la pelle e le emozioni. Avete capito bene, anche le emozioni. Probabilmente molti di voi si saranno accorti che in condizioni di stress, o ansia, l’acne peggiori. Questo era già stato notato negli anni ’30, quando Stokes e Pillsburry avevano già ipotizzato questo legame. È infatti noto che condizioni di stress, ansia o depressione possano indurre disbiosi, un cambiamento in negativo del microbiota. Le nostre emozioni sono quindi in grado di alterare il microbiota, inducendolo a rilasciare più sostanze pro-infiammatorie con un impatto negativo sul nostro organismo e quindi sulla nostra pelle. Ovviamente non sono solo le emozioni ad alterare il nostro microbiota, anche una dieta ricca in grassi saturi e zuccheri (caratteristiche tipiche della western diet) peggiorano la salute di questo nostro prezioso organo. [2][3][4][6]

Sono ancora pochi gli studi a supporto di questa teoria, anche se i primi dati sembrerebbero confermare l’associazione tra alterazione del microbiota e acne, ma la plausibilità biologica esiste.  [7][8]

Ebbene sì, i probiotici ci possono aiutare grazie alla loro azione sui fattori patofisiologici tipici dell’acne. Purtroppo non sono ancora disponibili molti studi a riguardo ma di seguito riporto i principali.

In uno studio sono stati reclutati 45 pazienti di età compresa tra 18-25 anni. Un gruppo ha ricevuto solo probiotici, un gruppo ha ricevuto solo minociclina (un antibiotico impiegato nella terapia dell’acne) e un terzo gruppo ha ricevuto la terapia combinata. Quest’ultimo è stato quello in cui si sono rilevati i miglioramenti più significativi, sostenendo dunque l’ipotesi che i probiotici possano avere un effetto positivo. [9]

Uno studio su 36 pazienti che hanno assunto un prodotto-latto fermentato contenente lactobacilli (probiotici) ha rilevato un miglioramento delle lesioni in 12 settimane.

Nulla di definitivo, ma la ricerca approfondita sul microbiota e della sua attività, supportato da queste primissime evidenze cliniche, suggerisce di proseguire su questa strada.

Concludendo, non esiste una dieta miracolosa e specifica per contrastare l’acne. Non esiste una terapia di probiotici risolutivi.

È necessario però seguire una dieta equilibrata, mantenere un peso nella norma, ed eventualmente assumere specifici probiotici.

Non affidatevi al «fai da te», ai consigli degli amici, ai blog magici e ai tutorial.

Affidatevi ad un bravo dermatologo e ad un nutrizionista, avrete maggiori chance di risolvere il vostro problema!

[1] https://www.aideco.org/acne-facciamo-il-punto

[2] Manisha Notay et al. Probiotics, Prebiotics and Synbiotics for the Treatment and Prevention of Adults Dermatological Diseases. Am J Clin Dermatol 2017

[3] Apostolos Pappas, et al. Nutrition and skin. Rev Endocr Metab Disord. 2016

[4 Fiedler F. et al. Acne and Nutrition: a Systematic Review. Acta Derm Venereol 2017

[5] Penso L. et al. Association between Adult Acne and Dietary Behaviors. JAMA Dermatol. Published online June 10, 2020

[6] Young Bok Lee et al. Potential Role of the Microbiome in Acne: A Comprehensive. Review J Clin Med. 2019

[7] Deng, Y. et al. Patients with Acne Vulgaris Have a Distinct Gut Microbiota in Comparison with Healthy Controls. Acta Derm. Venereol. 2018, 98, 783–790.

[8]Yan,H.M et al. Gut microbiota alterations in  moderate to severe acne vulgaris patients. J. Dermatol. 2018

[9] Jung, G. et al. Prospective, randomized, open-label trial comparing the safety, efficacy, and tolerability of an acne treatment regimen with and without a probiotic supplement and min- ocycline in subjects with mild to moderate acne. Journal of Cutaneous Medicine and Surgery. 2013

[10] Kim, J. et al. Dietary effect of lactoferrin-enriched fermented milk on skin surface lipid and clinical improvement of acne vulgaris. Nutrition 2010.