L'incubo delle donne: la cellulite! Cosa possiamo fare?

L'incubo delle donne: la cellulite! Cosa possiamo fare?

 La cellulite, l’incubo delle donne, non risparmia quasi nessuno. Molte, pur di sconfiggerla, ricorrono a diete detox a base di succo di limone, magiche pillole erboristiche oppure a creme dal potere miracoloso. Ma esiste qualcosa di davvero efficace? Cosa si può fare per combatterla?

Andiamo oltre il marketing: capiamo prima cosa sia la cellulite, in seguito quali interventi adottare.

Spesso la cellulite viene scambiata per ritenzione idrica: perché? La cellulite non è solo massa grassa accumulata, deriva da una moltitudine di fattori interdipendenti. Il termine medico di riferimento è pannicolopatia fibrosclerotica edematosa, anche definita lipodistrofia ginoide.

Circa l’85%-90% delle donne ne soffre, seppur con gradi diversi e a prescindere dal peso. Secondo alcuni esperti si tratta di una condizione fisiopatologica della fase postadolescenziale delle donne, una fase in cui aumentano i depositi di grasso al fine di assicurare un’adeguata quantità di energia in caso di gravidanza e allattamento. D’altronde la “natura” – in realtà, l’evoluzione – vuole che la donna accumuli più grasso rispetto all’uomo proprio ai fini della procreazione: nell’eventualità di una carestia, ad esempio, la donna avrebbe necessità di riserve energetiche per la gravidanza e l’allattamento.

È una condizione che si presenta nelle donne di tutte le etnie anche se con maggiore prevalenza in quelle caucasiche e meno in quelle africane e asiatiche (1).

 

PERCHÈ SI SVILUPPA LA CELLULITE

La cellulite è una degenerazione infiammatoria del tessuto adiposo in cui si realizza un’alterazione delle strutture connettivali di sostegno – lo so, sembra difficile ma ora capiremo meglio -.

Fra le cause di sviluppo si possono distinguere fattori primari non eliminabili, come la predisposizione genetica, il sesso, la etnia, e fattori secondari come, ad esempio, alcune patologie – disturbi intestinali, malattie epatiche -, farmaci, ormoni come l’estradiolo, fattori vascolari, vita sedentaria, stress e una cattiva dieta. La cellulite è dunque definibile come una malattia del tessuto connettivo.

Interessa principalmente i glutei, le cosce, le gambe, i lombi e le regioni laterali dell’addome.

Abbiamo detto che è una condizione complessa, dunque dobbiamo partire dall’inizio.

 

IL DERMA E LE SUE CARATTERISTICHE

Non vorrei fare un trattato di anatomia né di dermatologia – non è il mio campo -, per cui cerchiamo di capire lo stretto indispensabile per conoscere meglio questo fastidioso problema.

Al di sotto dell’epidermide – lo strato esterno della nostra pelle -, vi è il derma: un tessuto connettivo ricco di vasi sanguigni, nervi e diverse tipologie di cellule. Il compito del derma è quello di sostenere la pelle fungendo da vera e propria impalcatura. In questa complessa struttura troviamo anche le cellule adipose. Qui gli adipociti sono distribuiti in accumuli (lobuli), delimitati da setti – in linguaggio medico, sepimenti – connettivali, la cui forma è diversa a seconda del sesso. Nelle donne i sepimenti sono disposti parallelamente fra loro e perpendicolarmente alla superficie cutanea, questo spiega la maggiore tendenza alla formazione della pelle “a buccia d’arancia”. Nel sesso maschile invece, presentano una struttura diversa e meno propensa a queste alterazioni.

Due ricercatori tedeschi, Nurnberger e Muller, alla fine degli anni ’70 hanno analizzato i tessuti di 150 cadaveri e di 30 persone viventi, uomini e donne, confermando la loro differenza anatomica. Inoltre, hanno rilevato che quando vi è un eccesso di tessuto adiposo nella donna, ci sarà una espansione di esso verso l’alto, ed esternamente compariranno le protrusioni tipiche della cellulite. Nell’uomo l’espansione sarà in tutte le direzioni, esternamente quindi l’aspetto della pelle sarà sempre liscio (2).

  • Ma come cambia la struttura connettivale?

L’alterazione della struttura avviene ad opera di enzimi – collagenasi – la cui attività viene indirettamente promossa anche dagli ormoni, come gli estrogeni. L’alterazione strutturale del collagene fa si che non possa più reggere i due strati connettivali (non compie più il proprio lavoro) e gli adipociti iniziano a protendere sulla superficie del derma. Quando le fibre connettivali si alterano, la microcircolazione locale viene ostacolata, comprimendo le terminazioni nervose. Il tessuto connettivo si ispessisce e si instaura un blocco quasi totale della eliminazione dei cataboliti – ovvero, dei prodotti di scarto del metabolismo delle cellule di quel tessuto -. In aggiunta a ciò si verifica anche un danno al tessuto, causando infiammazione con conseguente richiamo di acqua e formazione di edema. A seguito del danno, e in presenza di un processo infiammatorio, i tentativi di riparazione tissutale conducono ad una fibrosi del tessuto, una riparazione dunque che causa la formazione di un tessuto che non ha più le caratteristiche strutturali di quello originale, e che non può più quindi svolgere adeguatamente lo stesso ruolo.

In questo contesto, si può verificare anche un aumento del volume delle cellule adipose, provocando in tal modo un’ulteriore pressione e un peggioramento della situazione.

  • Gli ormoni

Anche gli ormoni giocano un ruolo significativo. Possono influenzare il metabolismo e la distribuzione del grasso. Uno dei principali fattori promuoventi la cellulite è l’eccesso di estrogeni – gli ormoni sessuali tipici femminili -, i cui alti livelli favoriscono una distribuzione del grasso di tipo ginoide – i siti di preferenza sono i glutei e le cosce -.  Non a caso, il ciclo mestruale, la gravidanza, l’uso di contraccettivi orali o della terapia ormonale sostitutiva, influiscono i livelli di estrogeni e possono far peggiorare questa condizione. Però leggete bene: l’eccesso di estrogeni favorisce. È fisiologico, sia per l’uomo – si, anche per l’uomo – sia per la donna, avere questi ormoni che circolano. Quando sono però presenti in concentrazioni eccessive possono predisporre alla cellulite.

Il sovrappeso e l’obesità provocano un aumento dell’insulina circolante – un ormone che regola la glicemia e influenza il metabolismo – con il conseguente aumento degli estrogeni. Per essere più chiari: gli estrogeni inducono gli adipociti – cellule adipose – a esporre maggiormente i recettori adrenergici a2 che aiutano le cellule ad assorbire più grassi. Allo stesso tempo inducono le stesse cellule ad esporre meno recettori b-2 che aiutano invece la cellula a liberarsi dei grassi contenuti. Una condizione di sovrappeso, dunque, favorisce un quadro ormonale molto sfavorevole e ciò spiega perché fra le donne in sovrappeso è più facile riscontrare cellulite.

  • Vasi sanguigni

Anche i vasi sanguigni del connettivo sono coinvolti, in particolare vengono compressi e danneggiati. Il danneggiamento, come già anticipato, fa sì che una maggiore quantità di liquidi fuoriesca, peggiorando l’edema.

 

COME SI VALUTA LA CELLULITE?

Sappiamo tutti che ci sono diversi “gradi” di cellulite. Esiste una classificazione?

Esiste, e per valutare il grado di severità è necessario pizzicare la cute e inserire la valutazione nella scala di Nurnberger – Muller. Con questa scala è possibile classificare la cellulite nei seguenti stadi:

–          Stadio 0: nessuna fossetta visibile in piedi o distesi. La pelle, anche se pizzicata, mostra pieghe e solchi ma non un aspetto a “materasso”. In questo stadio si riscontra uniformità sia nel colorito della pelle che nella temperatura dei punti critici. La pelle è liscia e non c’è dolorabilità. Eventuali inestetismi possono essere dovuti ad una transitoria ritenzione idrica o a primi accumuli di grasso. Una dieta adeguata può aiutare a risolvere questo lieve fastidio.

 

–          Stadio 1: nessuna fossetta visibile in piedi o distesi; la pelle pizzicata mostra un aspetto a materasso. Il colorito della pelle inizia ad apparire violaceo nei punti critici – spesso anche sulle ginocchia o al loro interno -. La temperatura è spesso disomogenea tra i punti critici e il resto del corpo. La pelle non è liscia ed appare dura e tesa, difficile anche da pizzicare. La cellulite di questo stadio è edematosa ma è reversibile.

–          Stadio 2: fossette spontanee in piedi, ma non distesi. Il colorito della pelle nei punti critici è rosso-violaceo, le cosce e i glutei sono prevalentemente freddi. La pelle appare a materasso. È possibile pizzicare la cute ma ciò provoca dolore – indice di infiammazione -. Sono percepibili piccoli noduli sottocutanei. Questo stadio è definito edematoso-fibrotico e non è del tutto reversibile.

–          Stadio 3: fossette spontanee sia in piedi che distesi. È uno stadio tipico di chi ha molto tessuto adiposo, ha una alimentazione fortemente sbilanciata, è ipocinetico – si muove poco – e ha un quadro ormonale alterato. Il colorito della pelle e la temperatura sono normali, ma tutta la cute ha l’aspetto a materasso. La plica è molle e gelatinosa e può essere più o meno dolorabile.

 

 

COME POSSIAMO INTERVENIRE?

La medicina estetica ci viene incontro con nuove strumentazioni, applicazione di creme benefiche e laser. Anche le tecniche di manipolazione – massaggi – che migliorano il microcircolo possono essere un valido supporto.

Un dato certo? L’attività fisica gioca un ruolo molto importante, e per questo il mio consiglio è di rivolgervi ad un bravo esperto che valuti attentamente il vostro quadro e pianifichi un programma di allenamento ad hoc.

Ma ora parliamo di nutrizione, che è ciò che più mi compete.

Fondamentale: perdere la massa grassa in eccesso.

Abbiamo visto che il sovrappeso, oltre a determinare un maggiore volume degli adipociti, determina anche variazioni ormonali sfavorevoli. Quindi non possiamo pensare di migliorare significativamente questa condizione se siamo in sovrappeso o se abbiamo tessuto adiposo in eccesso.  In questo senso, il consiglio è affidarvi ad un nutrizionista che possa aiutarvi a cucire sulle vostre esigenze un piano alimentare fondato sul modello mediterraneo.

Una dieta ricca di vegetali apporterà anche maggiori quantità di molecole con azione anti-ossidante che potrebbero aiutare a ridurre il danno tissutale. Ad esempio, consiglio di privilegiare alimenti ricchi di bioflavonoidi e antociani, ossia antiossidanti di colore rosso-viola – quindi i frutti di questo colore – che agiscono sul tono e sull’elasticità dei vasi e dei capillari, contrastando il ristagno di sangue. Non devono mancare anche gli alimenti ricchi di vitamina C, in quanto questa vitamina possiede un potere antinfiammatorio e dunque protettivo dei vasi sanguigni.

Gli alimenti vegetali sono anche ricchi di potassio e magnesio, al contrario di quelli industriali che sono in genere ricchi di sodi. Il potassio è un minerale indispensabile per la salute dell’apparato cardiocircolatorio. Inoltre permette alle cellule di richiamare acqua al loro interno. Quando si parla di ritenzione idrica, si intende una situazione in cui vi è un eccesso di liquidi al di fuori delle cellule – quindi negli spazi fra le cellule -. Il potassio è un minerale che si localizza all’interno della cellula e fa sì che questa richiami acqua al suo interno, migliorando dunque questa condizione.

Bisogna prestare attenzione all’apporto di sodio: un eccesso è sfavorevole, ma attenti a non eliminarlo del tutto. Se lo fate, il corpo stimolerà l’aldosterone – un ormone che regola i fluidi corporei – che tratterrà tutta l’acqua possibile peggiorando il quadro. Quindi è sufficiente seguire le linee guida e apportare la giusta quota di sodio.

È importante garantire un adeguato apporto di acidi grassi omega 3, acidi grassi polinsaturi con un’azione preventiva sulla salute delle vene e del microcircolo. Dove troviamo questi grassi? Il pesce azzurro ne è particolarmente ricco.

Gli zuccheri semplici vanno ridotti, sia perché la dieta nel suo complesso deve essere sana e sia perché una dieta particolarmente ricca di questi causerebbe frequenti picchi di insulina che, come abbiamo visto, sono particolarmente sfavorevoli.

Il gonfiore induce molte donne a bere meno acqua. In questo modo l’organismo non comprende che il problema non è l’iperidratazione – fenomeno molto raro – ma un suo scorretto posizionamento. L’acqua non si localizza correttamente all’interno delle cellule, ma una quota eccessiva si localizza tra gli spazi intercellulari. Bere poco non farà migliorare la ritenzione idrica, anzi, dà un segnale al corpo di non liberarsi dei liquidi.  Aumentare invece gradualmente l’acqua assunta, non solo in forma liquida ma anche attraverso frutta e verdura, aiuta il corpo a liberarsene. Arrivare a bere 2,5-3l al giorno è un primo traguardo.

L’ATTIVITA’ FISICA

Pur non essendo il mio ambito, vorrei darvi alcuni suggerimenti. L’attività fisica aerobica consente un consumo di energia significativo, e dunque permette di mobilizzare riserve di grasso e ossidarle – “bruciarle” -.

La migliore attività fisica per stimolare direttamente i recettori b2 – quelli che abbiamo visto prima – è quella anaerobica – la pesistica – e preferibilmente con basso tempo sotto tensione. Il che significa intensità – peso alto – e poco stress sistemico. Sono al contrario da evitare corsi con il GAG, zumba, spinning – non sono intensi ma solo “densi” – e simili perché sottopongono a un forte stress le zone critiche ma anche l’intero organismo: ciò determina un’infiammazione locale e generalizzata, peggiorando così la ritenzione e la cellulite Bisogna però prestare attenzione a non esagerare: esercizi troppo intensi e/o prolungati causano un danneggiamento della struttura muscolare e conseguenti infiammazione.

Una strategia di allenamento efficace è quella del PHA – Peripheral Heart Action Training -, ovvero un allenamento in cui vengono stimolati in successione muscoli molto distanti tra loro (il punto di riferimento è il cuore). Questa strategia permette un buon deflusso di metaboliti (le sostanze prodotte dal metabolismo): in questo modo si avrà un buon deflusso di lattato (fattore promuovente la cellulite) e una minore infiammazione locale.

GLI INTEGRATORI ALIMENTARI SONO UTILI?

I trattamenti di medicina estetica, l’attività fisica e l’alimentazione rappresentano i veri interventi che possono aiutare a prevenire la cellulite, o a migliorarne la condizione. Gli studi a riguardo sono pochi e spesso non impiegano criteri standard. L’unico estratto fitoterapico oggetto di studi interessanti è quello della Centella asiatica che sembrerebbe essere in grado di ridurre il diametro degli adipociti. Ma ripeto, il livello delle evidenze è ancora basso.

 

BIBLIOGRAFIA

 

  • Luebberding et al. Cellulite: An Evidence-Based Review. Am J Clin Dermatol16, 243–256 (2015)
  • Zerini et al. Cellulite treatment: a comprehensive literature review. Journal of Cosmetic Dermatology, 14, 224-240 (2015)
  • AIIPA – Review scientifica sull’integrazione alimentare: stato dell’arte alla luce delle evidenze scientifiche. (2016)