Cosa dice il nuovo rapporto EFSA sui residui di farmaci nei prodotti alimentari di origine alimentare?

Cosa dice il nuovo rapporto EFSA sui residui di farmaci nei prodotti alimentari di origine alimentare?

Spesso molti pazienti  mi confidano i loro timori sulla possibile presenza di residui di farmaci veterinari, ad esempio antibiotici, nei prodotti alimentari di origine animale (carne, pesce, uova, latte ecc.).

Ma perché è possibile che vi siano residui di farmaci veterinari negli alimenti?

Gli animali destinati alla produzione di alimenti possono essere trattati con farmaci veterinari per prevenire o curare le malattie. Nonostante vi siano protocolli di somministrazione di questi farmaci studiati per limitare la possibilità che si trovino residui negli alimenti, tale possibilità non è da escludere.

Per tale motivo i Paesi dell’UE devono mettere in atto piani di monitoraggio dei residui per individuare eventuali usi illeciti o abusi di farmaci veterinari autorizzati negli animali da produzione alimentare, indagando sulle ragioni delle violazioni.

Chi controlla la qualità di questi prodotti? Possiamo stare tranquilli?

La presenza di sostanze non autorizzate, ad esempio residui di medicinali veterinari o di altre sostanze e/o contaminanti negli alimenti può rappresentare un fattore di rischio per la salute pubblica. Infatti, il quadro legislativo europeo definisce i limiti massimi consentiti di molte sostanze ed i programmi di monitoraggio per il controllo lungo la filiera alimentare.

La Commissione europea ha chiesto quindi supporto all’Autorità europea per la Sicurezza alimentare (EFSA) di raccogliere i dati degli Stati membri, Islanda e Norvegia, conformemente alla Direttiva 96/23/CE. L’EFSA, in generale, si occupa di valutare il rischio per noi consumatori dell’utilizzo dei prodotti alimentari, additivi, residui di fitosanitari e di farmaci ad uso veterinario. Possiamo dunque stare tranquilli se una Agenzia indipendente e autorevole veglia su di noi.

Ogni anno, gli Stati membri UE devono effettuare un determinato numeri di controlli analitici e trasmetterli ad EFSA che li raccoglie, li analizza e poi presenta un report riepilogativo. Nel 2019, 27 dei 28 Stati membri dell’UE, Islanda e Norvegia hanno comunicato i risultati di 671.642 campioni nel quadro del monitoraggio dei residui. Nel complesso, a livello europeo, ci sono stati 1.191 campioni non conformi sui 368.594 campioni mirati nel 2019 (0,32%). Il report presenta dunque dati rassicuranti; incoraggiante anche la riduzione della presenza di residui di antibiotici, passo importante per contrare il fenomeno dell’antibiotico resistenza.

In Italia, il Servizio Sanitario Nazionale (S.N.N) si avvale di numerosi organismi (ARPA, Istituto Zooprofilattico, ASL) per espletare l’attività di vigilanza e controllo ufficiale sugli alimenti e bevande. Ovviamente la legislazione italiana è armonizzata con quella europea così che in tutta l’UE siano definiti gli stessi limiti. I dati , anche in Italia, vengono raccolti secondo le indicazioni di EFSA, e trasmesse a quest’ultima che può in tal modo redare i report annuali.

Globalmente possiamo dunque stare tranquilli, molto tranquilli. Abbiamo una filiera ben controllata con una Agenzia, EFSA, indipendente e attenta che sorveglia.

 

Bibliografia

https://www.assalzoo.it/news/report-efsa-2019-risultati-del-controllo-residui-medicinali-veterinari-ed-sostanze-animali-prodotti-origine-animale-ue/

https://www.efsa.europa.eu/en/supporting/pub/en-1997