Prugne secche e salute

Prugne secche e salute

Delle prugne fresche ne ho già parlato ampiamente in questo articolo (clicca qui), per cui ora mi concentrerò sulle prugne secche. Le varietà maggiormente destinate alla produzione di prugne secche provengono dal susino Europeo.

100g di prugne fresche apportano 45kcal, mentre 100g di prugne secche 236 kcal. La perdita di acqua, oltre a concentrare le kcal, concentra anche l’apporto di micronutrienti, tra cui potassio e vitamina K. In virtù della presenza di quest’ultima, i pazienti che assumono anticoagulanti cumarinici (es. Coumadin) devono prestare attenzione.

Le prugne secche presentano un ridotto  contenuto di acqua , circa il 20-23% del loro peso, garantendo in tal modo un importante apporto di fibre (6.5g/100g) sia solubili che insolubili.  Contengono, inoltre, il sorbitolo, uno zucchero non cariogeno che una volta giunto nel colon, richiama acqua, ammorbidendo in tal modo le feci e facilitandone l’espulsione. Nel frutto secco il contenuto di questo zucchero è 5-10 volte superiore al frutto fresco. In considerazione della presenza di questo molecole, e delle evidenze scientifiche disponibili, anche l’EFSA (l’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare) ha ufficialmente riconosciuto nel 2013 il ruolo positivo delle prugne secche sulla nostra salute intestinale.

 

Prugne e salute ossea

Un  articolo (2017) pubblicato su Nutrients ha revisionato la letteratura scientifica riguardante il possibile effetto positivo del consumo di questo frutto sulla salute ossea. L’effetto positivo del consumo di prugne secche sulla salute ossea sembra essere dovuto alla presenza di composti fenolici . In particolare, la vitamina K, particolarmente abbondante nel frutto secco, è in grado di promuovere la mineralizzazione ossea; Studi condotti in vitro e su modelli animali suggeriscono che alcune molecole contenuto in questi frutti siano in grado di promuovere la sintesi ossea e inibire il riassorbimento osseo, influenzando l’attività di osteoblasti e osteoclasti (sono le cellule che agiscono sul nostro scheletrico modellandolo). La ricerca, ad oggi, si è concentrata maggiormente sull’osteoporosi e la salute delle ossa nelle donne, indicando una risposta favorevole in particolare tra le donne in post menopausa

Nel gennaio 2022, una ricerca della San Diego State University’s School of Exercise and Nutritional Sciences ha evidenziato che consumare 100g di prugne secche ogni giorno, per 1 anno,  ha un effetto protettivo sulla salute delle ossa negli uomini dopo i 50 anni. Questo studio è il primo del suo genere ad esaminare l’effetto benefico delle prugne sulle ossa negli uomini.

Questi studi sono preliminari, e non ancora conclusivi. Sarebbero necessari studi sul lungo termine, su campioni più ampi e meglio disegnati. Tuttavia, se gradite, le prugne secche potrebbero essere parte di una dieta equilibrata, soprattutto nella popolazione femminile in menopausa, una fase della vita in cui il rischio di sviluppo di osteoporosi è maggiore.

Prugne e salute cardiovascolare

E gli effetti delle prugne secche non si limita alla salute ossea, ma recenti studi suggeriscono effetti anche sulla salute cardiovascolare. I ricercatori  di quest’ultimo studio ha reclutato 48 donne sane in menopausa divise in tre gruppi: il controllo, che non ha mangiato prugne secche, e due gruppi di trattamento che hanno consumato 50 o 100 grammi di prugne secche al giorno durante i sei mesi in cui è stato condotto lo studio. Tutti gli altri aspetti riguardanti la dieta e lo stile di vita delle donne sono rimasti simili al periodo precedente lo studio. I ricercatori hanno monitorato vari biomarcatori del rischio cardiovascolare, i quali  sono stati raccolti all’inizio e alla fine sperimentazione al fine di valutare eventuali variazioni. Dopo sei mesi, nei gruppi che hanno assunto le prugne secche erano significativamente migliorati alcuni parametri, come il colesterolo totale e il colesterolo HDL (quello “buono”). Inoltre, sono migliorati alcuni parametri che misurano la capacità anti-ossidante dell’organismo e si sono ridotti alcuni indici infiammatori (IL-6). La riduzione dell’infiammazione cronica, l’aumento della capacità antiossidante nel nostro organismo, a cui si aggiunge anche un miglioramento del quadro lipidico, sono fattori associati a un rischio inferiore di malattie cardiovascolari. Tuttavia, non sono noti i meccanismi biologici che determinano questo effetti, anche se si ipotizza che siano indotti dai composti fenolici contenuti.

Bibliografia

  • http://nut.entecra.it/646/tabelle_di_composizione_degli_alimenti.html?idalimento=007340&quant=100
  • https://efsa.onlinelibrary.wiley.com/doi/epdf/10.2903/j.efsa.2014.3892
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