La Chimica del Fico

La Chimica del Fico

Il Ficus carica è originale del Medio Oriente, e si sono già tracce di un loro consumo all’epoca dei Sumeri ed Assiri.

Successivamente, il consumo è stato diffuso in tutta l’Europa grazie ai Romani e ai Greci, per poi essere esportato nelle americhe ad opera degli Spagnoli.

Appartiene alla famiglia delle Moracee, e la pianta può raggiungere altezze significative, anche oltre i 10 metri. I botanici hanno identificato un gran numero di varietà, come ad esempio il fico nero, quello verde e quello viola. Se ne contano circa 50 varietà.

Ogni pianta produce un gran numero di frutti. In realtà, noi mangiamo una infiorescenza costituita da un involucro carnoso al cui interno sono disposti i fiori unisessuali. Quest’involucro presenta una piccola apertura (quel piccolo foro che vediamo alla base del fico) che permette agli insetti di penetrare e fecondare i fiori. Questo permette la formazione dei frutti veri e propri del fico, quelli che noi fastidiosamente definiamo i semi.

Chiunque possiede nel proprio terreno un Ficus carica sa bene che questa pianta ci regale diverse fioriture e che possiamo godere dei piacevoli frutti più volte durante l’anno.

Ad esempio, durante  la primavera possiamo gustare i fioroni che maturano dalle gemme formatesi nell’autunno precedente. Con il concludersi dell’estate, invece, mangiamo i i fichi maturati dalle gemme primaverili.

I valori nutrizionali

100g di fichi apportano circa 75 kcal fornite principalmente dai carboidrati, circa 19g /100g, praticamente tutti zuccheri semplici.  Il contenuto di fibre è circa di 3g.  I grassi sono trascurabili, mentre le proteine circa 1g . 100g di prodotto fresco contengo circa 80g di acqua.

Considerata la significativa quantità di zuccheri semplici si consiglia un consumo ponderato per i pazienti diabetici; visto il contenuto di fibre, devono limitarne il consumo i pazienti che devono seguire diete a basso contenuto di fibre.

Il fico contiene interessanti quantità di vitamine, soprattutto la vitamina A, C, B1, B6 e K. La presenza della vitamina K suggerisce un consumo moderato per i soggetti che assumono anticoagulanti orali a base di Warfarin (Es. Coumadin).

Significativa anche la presenza di sali minerali, in particolare potassio, magnesio, rame e manganese.

I fichi contengono anche i “temibili” ossalati: sono sostanze che possono “legare” a livello intestinale alcuni minerali, tra cui il calcio, limitandone così l’assorbimento. Tuttavia, se il consumo di fichi è ragionevole, la presenza di queste sostanze non desta preoccupazione.

E i fichi secchi ?

Ovviamente non hanno le stesse caratteristiche del frutto fresco. 100g di fichi secchi apportano ben 270kcal provenienti, come abbiamo visto da zuccheri semplici (circa 70g/100g) . Il contenuto di acqua ovviamente si riduce e si attesta intorno ai 30g. Grazie a questo processo di conservazione si concentrano anche i sali minerali, tali da renderli degli “integratori” interessanti di potassio, magnesio e vitamina K.

Le significative quantità di zuccheri semplici suggeriscono un consumo attento ai pazienti diabetici.

I ficchi secchi contengono anche significative quantità di fibre, fino a 10g per 100g di prodotto. Questa caratteristica spiega l’effetto lassativo del frutto essiccato.

Qualche effetto interessante… 

Non sono stati condotti molti studi su questo frutto, tuttavia la letteratura disponibile suggerisce che le foglie, la corteccia e la scorza dei frutti siano particolarmente ricchi di antiossidanti: antocianine, flavonoidi e quercetine. La presenza di questi antiossidanti ha indirizzato la ricerca a svolgere alcuni studi sull’efficacia di tali composti, ad esempio come epatopotettori. Tuttavia sono studi preliminari e condotti sul modello animale, quindi ancora poco significativi per l’uomo. Peraltro, non essendo questi studi condotti sul frutto, non sarebbero nemmeno argomento di questo articolo.

La presenza di fibre, come detto in precedenza, nei frutti essiccati o sotto forma di pasta di fico, conferiscono proprietà lassative interessanti. Uno studio condotto su 40 persone seguite per 8 settimane ne conferma questo effetto (https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/27440682).

Una piccola curiosità

I fichi contengono un enzima, la ficina che si ritrova nel lattice del frutto.

Questo enzima agisce digerendo le proteine e raggiunge la sua massima attività a 60°. Un utilizzo interessante è quello di usarlo per rendere la carne cotta a basse temperature più tenera. Se la temperatura fosse più alta, il calore altererebbe la struttura di questo enzima inficiandone l’attività.

Oltre a quest’attività, al lattice del fico viene attribuita la capacità di uccidere i vermi intestinali. Tuttavia non ci sono studi solidi che ne confermino l’impiego a tale scopo, e anche EFSA non ha confermato l’efficacia.

Fonti

http://www.humanitas.it/enciclopedia/integratori-alimentari/ficina

http://nut.entecra.it/646/tabelle_di_composizione_degli_alimenti.html?idalimento=007050&quant=100

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/27440682

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/17002444

Int.J.Pharm.Phytopharmacol.Res. 2012, 1(4): 215-232 (Review Article)