Bere caffè può aumentare il rischio di soffrire di ipertensione (pressione alta) ?

Bere caffè può aumentare il rischio di soffrire di ipertensione (pressione alta) ?

Il consumo quotidiano di caffè non correla con l’aumento del rischio di ipertensione ed esercita un effetto protettivo da 3 tazze in su

C’è sempre grande timore e scetticismo nei confronti del consumo di caffè fra gli ipertesi. La paura è che possa alzare ulteriormente la pressione, e peggiorare così la propria salute.

In realtà, uno studio pubblicato alla fine del 2017 sull’European Journal Of Nutrition e condotto da un gruppo italiano ha dimostrato qualcosa di diverso. I ricercatori hanno realizzato una meta-analisi (per scoprire cosa sia una meta-analisi, leggi qua), ovvero una revisione di tutta la letteratura scientifica su questo argomento, e hanno dunque selezionato gli studi meglio condotti e questi li hanno combinati statisticamente come se fossero un unico studio. Questa tipologia di studio è la più affidabile, quella che ci offre il miglior stato delle conoscenze attuali su un determinato argomento.

In particolare, sono stati individuati 4 studi per un totale di circa 200000 soggetti sia uomini che donne e di età compresa tra i 26 e i 79 anni. Questi soggetti sono stati seguiti da un minimo di 3 anni fino ad un massimo di 33 anni. L’analisi offre dunque dati ampi e di sicuro affidamento.

Dai risultati emerge un’associazione positiva tra una assunzione  ripetuta di caffè e una riduzione dell’incidenza di ipertensione. In altre parole, fra i soggetti che dichiaravano un consumo frequente della bevanda, e ripetuta, si sono registrati meno casi di ipertensione. L’effetto protettivo assume significatività statistica (diviene dunque un fattore realmente influente) a partire da almeno tre tazze di caffè al giorno.

Negli studi, il caffe consumato era quello ottenuto per filtrazione (comunemente conosciuto come caffè americano), non quindi quello che noi italiani beviamo frequentemente (moka o espresso). Tuttavia, i ricercatori ci rassicurano: studi precedenti hanno dimostrato una sostanziale sovrapponibilità degli effetti protettivi per le diverse tipologie di caffè.

E perché allora in molti si preoccupano o lamentano tachicardia e un aumento della pressione dopo aver bevuto un caffè?

La caffeina determina un aumento della pressione sanguigna solo a breve termine, e tendenzialmente solo nei soggetti che non sono consumatori abituali della bevanda, e non sono quindi “adattati” alla sostanza.

E come ci protegge un caffè?

Il caffè contiene qualche migliaio di molecole bio-attive, la più famosa è sicuramente la caffeina. La caffeina, oltre agli effetti descritti in precedenza, espleta anche un lieve effetto diuretico e natriuretico (aiuta ad eliminare il sodio con le urine). Aumentando il volume delle urine, diminuisce di conseguenza il volume del nostro sangue. Infatti, il sangue viene filtrato dai reni , e parte di esso va a formare le urine: se una maggior quota di liquidi del sangue viene persa, il volume ematico totale sarà inferiore ed eserciterà quindi una minore pressione.

Ma il caffè non contiene solo caffeina, contiene anche molti altri composti che possono contribuire a controllare la pressione sanguigna, e fra questi il potassio, il magnesio, polifenoli (come l’acido clorogenico). Questi agiscono sulla pressione in modo indiretto, agendo ad esempio da anti-infiammatori o con una azione vasodilatante, riducendo dunque la pressione sanguigna.

Concludendo, sebbene non sia ancora stata dimostrata una correlazione di tipo causa-effetto. i dati disponibili ci suggeriscono che il consumo abituale di caffè, in una popolazione adulta, abbia un effetto positivo sulla salute cardiovascolare e, in particolare, sul profilo pressorio.

 

BIBLIOGRAFIA

Lanfranco D’Elia et al. Coffee consumption and risk of hypertension: a dose-response meta-analysis of prospective studies. Eur J Nutr. 2017